È pomeriggio e siamo (Valentina e Celeste) nella nostra solita postazione, intente a esplorare il web che ci circonda perché, come ogni giorno, “Tentiamo di conquistare il mondo”, perché siamo giovani e perché siamo piene di stimoli, poliedriche e appassionate di ogni cosa… foto, moto, web, legal, music, fashion, food…
Tra un articolo e l’altro, di fronte a una tisana allo zenzero e limone, tra una critica e l’altra, discutendo con Valentina, toh! Ricevo una newsletter da Nuove Idee Nuove Imprese, concorso al quale avevo partecipato, nel 2010 credo, con un progetto di riuso dell’abbigliamento.
Un’occhiata veloce, “AperiCeo”: interessante! Penso…
Assorta, torno a barcamenarmi sulla discussione che stavo affrontando con Valentina, passando in rassegna la timeline di Facebook, ecco che appare… “AperiCeo”, il post della pagina di Rimini Innovation Square, che seguo da tempo.
Penso… “devo cancellare la cache, Google deve smetterla di osservarmi…” sì lo so, lo so, ci lavoro con queste cose… lo so, credo di essere l’utente meglio profilato nel web grazie alla mole di informazioni che più o meno volontariamente rilascio…
E, quindi, per remarketing/retargeting, poteva Facebook non mostrarmi ciò per cui avevo denotato interesse proprio il momento prima, cliccando su un ben tracciato link di Eventbrite, che mi aveva portata dritta dritta alla scheda dell’AperiCeo, che avevo il momento prima accantonato, per poi tornare a valutarlo in un secondo momento?
No, Facebook non poteva non mostrarmelo, ecco quindi che riappare questa informazione.
“Vale c’è un AperiCeo, che dici ci andiamo? Si mangia”.
E Valentina per tutta risposta: “Certo che ci andiamo, vogliamo perderci un evento simile?”
In effetti, credo che sia l’unico evento a Rimini di questa tipologia: finalmente un po’ di giovani stimolati s’incontrano per chiacchierare di cose “serie”, non seriose…
Quindi perché non partecipare? E così è stato…
Non serioso è stato l’evento, non la solita tavola rotonda, dove gli esperti, i “grandi” parlano e in maniera quasi unidirezionale espongono concetti e poi chi avrà voglia farà domande… Questi giovani di AperiCeo hanno dato voce a un pensiero comune, quello di noi giovani, che ci annoiamo di fronte all’informazione unidirezionale e, proprio come avviene sui social network, tanto condannati, oggi siamo alla ricerca della socialità vera e propria, dell’informazione pluridirezionale, non dall’alto, ma orizzontale, fluida, tutti i partecipanti sono allo stesso livello, ci si racconta e ci si conosce, online e offline, parlando, “likando” le pagine Facebook dei progetti, collegando Linkedin e “amicandosi” su Facebook.
Sì, ci sono stati anche i bigliettini da visita, ma per come sono fatta io (troppo digital?), non mi sono serviti, avevo il dito indice della mano pronto a “salvare” le “pagine” di ogni progetto. Finalmente un momento di socialità per discutere di punti forti e punti deboli, tra una risata e l’altra, una battuta e l’altra, ma soprattutto, uno spritz e un bicchiere d’acqua.
Rimini Innovation Square, luogo di riferimento per investitori e potenziali collaboratori
Avevo sentito parlare di Rimini Innovation Square, ma la vita non mi ha mai portata ad avvicinarmi così tanto alla questione, fino all’AperiCeo, forse è stato il modo… forse sono state le relazioni… e forse ho sperato in nuove collaborazioni… ma perché no? Rimini Innovation Square è un catalizzatore di servizi e sinergie, un luogo di riferimento per investitori e potenziali collaboratori, che vogliono attivarsi nella sfida all’innovazione, per co-progettare, promuovere e realizzare iniziative utili alla crescita innovativa del territorio, ma più in generale, sociale. Sostenuto da Università di Bologna, Centro di Studi Avanzati sul Turismo CAST, Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, Tecnopolo, CIRI, Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, Camera di Commercio della Romagna, Forlì-Cesena e Rimini, Confindustria, CNA, Confcooperative, Legacoop, Aster, AreaS3, Nuove Idee Nuove Imprese, Primo Miglio, Rimini Startup, MakeRN, Matrioska, Cescot, Figli del mondo, Il Palloncino Rosso. Un progetto nato dal territorio e dal Piano Strategico di Rimini, quest’ultimo dal 2007 si occupa dello sviluppo del futuro della città ed è il Community Manager di Innovation Square, che cura, progetta e coordina le attività e i servizi nell’ottica della cultura collaborativa.L’AperiCeo ha svolto egregiamente la funzione di catalizzatore di sinergie
Un giorno di pioggia… Celeste e Valentina, in ritardo come al solito (lei: la Vale!) inviano l’ultimo articolo della giornata a un collaboratore caracollandosi in centro a Rimini per un evento insolito e, a oggi, unico nel suo genere nel panorama riminese. AperiCeo. Se ne parlava sul web da qualche settimana e ci aveva incuriosite: ormai la nostra strada nel mondo del web (marketing, copying, social) sembra delinearsi e comunque, a prescindere da questo, la volontà di farsi contaminare da idee e da personaggi di ogni sorta è e resta una nostra prerogativa. Così, sfidando acqua, vento e freddo siderale (e vi assicuro che trascinarsi Celeste con il freddo è sì, un’avventura!) abbiamo raggiunto Corso d’Augusto n. 62. Entrando in una sorta di patio, saliamo, incerte, la prima rampa di scale; poi la seconda e ci conforta notare che non siamo le uniche e nemmeno le ultime! Espletate le formalità all’ingresso, ci danno un post-it: forse poco professionale, ma attaccarsi un robo appiccicoso addosso è stato il primo modo per sciogliere il ghiaccio! Ogni colore ha un significato e il nostro, un luminosissimo arancione che fa pendant con la mia sciarpa, rappresenta i freelancer quali, io e la mia compare, siamo. O tentiamo di essere. O saremo! Il secondo passo è il cibo… Agguantare del buon cibo davanti a un buffet è sempre cosa buona e giusta (certo, senza scannarsi né passare per idrovore) e se tutto va male, perlomeno non torni a casa a pancia vuota. Il cibo, in fondo, è un aggregatore e anche un buono spunto di conversazione, no? Tra un sandwich e della verdura in pinzimonio (perché, si sa, Vale mangerebbe carote anche a colazione) ci si avvicina una giovane donna che Celeste riconosce subito: è Elena, esponente di “Nuove Idee Nuove Imprese”. Elena è abbastanza coinvolgente e dopo i convenevoli e il revival della partecipazione di Cele a un concorso indetto anni e anni prima, ci mette al corrente del bando in essere, solleticando le nostre idee e le nostre menti fervide e avide di conoscenza. Dopo un po’ io lascio le due ragazze a chiacchierare ancora, non paga dell’erba ruminata fino a quel momento e, accostandosi al mio panino (altolà!) un tipo, ci chiediamo reciprocamente chi siamo, iniziando un’altra conoscenza interessante. Lui è Luca, co-organizzatore dell’evento: giovane, spigliato e pieno di inventiva (nonché motociclista, il che su di me fa sempre un certo effetto, dato che lo sono anch’io e sfrutto spesso questa passione per intavolare discorsi, i più disparati, specialmente quando il vuoto cosmico silenzia le sale e l’imbarazzo cresce). Snocciolando un po’ delle proprie esperienze pregresse di entrambi, scopriamo che c’è un punto in contatto tra noi ed è, ognuno preso da un lato diverso, la Responsabilità Sociale d’Impresa. Io me ne sono occupata abbondantemente studiando legge e come H.R. in azienda e lui quale innovatore della scena, che ha fondato una startup orientata al benessere del singolo e della collettività: “Ethicjobs”, ovverosia una startup che si occupa della certificazione di qualità di aziende che si rivelino meritevoli e tese alla soddisfazione a tutto tondo dei propri lavoratori. L’idea è interessante e stimolante anche per Cele che, nel frattempo, ci aveva raggiunti bacchettando lo stesso Luca per l’assenza di acqua sul tavolo, rendendo la conversazione più informale e conviviale! Al termine di questa prima chiacchierata ci dividiamo: Celeste saluta l’amico Claudio, uno degli organizzatori dell’evento e parte del team del Piano Strategico; io mi infilo in un altro gruppetto, ascoltando curiosa. Dopo un po’ mi lascio incuriosire da un nuovo “tizio” con cui sta ragionando la mia amica: alto, carnagione nivea e aria affabile: Francesco. Socio e responsabile finanziario di “Mangio pasta&bottega”, un’impresa londinese per ragione sociale, ma italianissima per natali. Creata da dei corregionali, “Mangio pasta&bottega” è fisicamente ubicata nella city, presentandosi come piccolo punto vendita di prelibatezze tipiche romagnole (pasta fatta a mano, per l’esattezza) autoprodotti. La sua forza sta nella sfoglia stesa volta per volta come le azdore di un tempo, aggiungendo alla vendita anche il delivery, principalmente negli uffici della città. Le recensioni sono ottime e io, faccia tosta se non tostissima, non ho mancato l’occasione di propormi in ogni modo: da esperto HR, a interprete, a franchisee (Galway e Pittsburgh in primis, tra le città estere in cui mi trasferirei “anche domani”, come si suol dire). Francesco ci ha invitate ad assaggiare le loro proposte al primo viaggio utile in UK, ricordandoci che l’aeroporto di Rimini prevede dei voli diretti per Londra. Vi assicuro che, con un timing sapientemente gestito, sarebbe più facile andare a cena al 30-32 di Knightrider St. in giornata piuttosto che affrontare il traffico di Roma sulla Pontina! Celeste, altrettanto deformata professionalmente, invece ne spulcia subito sito e social denotando ancora una volta la maggiore concretezza (io sono iperuranio platonico e lei super-io freudiano). Va beh, un lavoro non l’abbiamo trovato, ma un ottimo contatto nonché una persona valida con cui interagire, sì! Nel mentre ci si avvicina Michela, una ragazza esperta in grafica e altrettanto interessante. L’AperiCeo sta svolgendo egregiamente la sua funzione di catalizzatore… Dall’avidità mentale alla tenerezza il passo è breve: è il sorriso di una ragazza giovane e curiosa, appena entrata nel mondo del marketing e in cerca di informazioni utili per il proprio lavoro in azienda: presente e futuro. E, arrivati all’argomento social, la sorprendo – con risata sotto i baffi di Celeste – con una gran perla: “Facebook non è un diario, ma un biglietto da visita”. Risata perché, illo tempore, proprio Celeste me l’aveva sfornata ricordandomi quale fosse il buon uso di una piattaforma come Facebook. E in effetti, condendo il tutto con le mie conoscenze da H.R., l’abbiamo “convinta” a presentarsi bene sul web, perché il web non perdona. Orbene: dato che Cele è la social delle due, mentre io sono più orientata alle P.R., la mena un po’ con l’hashtag della serata che nessuno, ancora, aveva tirato fuori dal cappello! Io, al contrario, ciarlo come un registratore, autoconvincendomi che sia ora di una fotografia. Diamine! E non solo: dopo quella personale e totalmente esclusiva, è bello farsi immortalare lì, insieme agli altri, gli ultimi della serata. I congedi iniziano a farsi strada, ma non senza qualche altra imbeccata o, addirittura, “stronzata” della sottoscritta che è capace di dirne a iosa, senza nemmeno aver toccato alcool. Riacchiappato Luca, uno dei primi ragazzi conosciuti, si ricomincia a scherzare coinvolgendo altre persone finché, e giuro che non so come, dico: “Beh, gente. Alla fine tre sono le cose che non moriranno mai a questo mondo. La guerra. Il cibo. E il porno”. Vi assicuro che l’ilarità generale è ai massimi sistemi e mi auguro Cele non abbia voluto sotterrarsi! Ça va sans dire che si sia poi menzionato il cinema, come programmi di dubbio gusto e utilità, alla faccia del “code” per cui, con gli sconosciuti, si parla di poche cose: cibo, meteo e poco più. Peccato che il meglio avvenga sempre alla fine… dulcis in fundo, come suggerisce Cele. È inutile: l’aria piacevole ci fa attardare ancora, placcando l’ennesimo organizzatore, tal Andrea di DoctorsWork; congedandoci e sincerandoci che non fosse un evento unico, hic et nunc, ma che ne sarebbero seguiti altri: come rinunciare a un’agorà fervida di idee e tanto prolifica?“Ti senti un supereroe di impresa anziché uno startupper di successo?”
Questo è claim che ha, sicuramente, sortito l’effetto sperato negli organizzatori di questo evento. Chi sono? Startupper, solitamente giovani d’età, che “bazzicano” gli ambienti di Rimini Innovation Square confrontandosi sui massimi sistemi come sulle proprie esperienze pregresse. E il confronto, si sa, porta sempre a qualcosa di buono: consigli su come agire o su cosa non fare perchè ci si è già passati, il che, a sua volta, può essere uno sprone per chi sta tentando una medesima via. Consci dei benefici di questo pour parler, questi ragazzi hanno ben pensato di estendere l’idea a tutti: freelancer, imprenditori, Startupper o semplici curiosi che, chiacchierando senza pretese davanti a un buon calice di vino o rosicchiando del finocchio in pinzimonio, hanno potuto raccontarsi dialogando delle proprie intenzioni, delle opportunità che il mondo di oggi offre (o che si possono creare grazie alla sinergia di tali incontri). Ciò denota il carattere informale dell’evento ed evidenzia che l’aperitivo non ha un tema ben delineato che si costruisce, invece, via via grazie alla compartecipazione degli astanti. Non può non ringraziarsi, per questo, anche la già citata Rimini Innovation Square, strategicamente situata non solo nel centro della città, ma anche in un punto nevralgico facilmente raggiungibile sia con i propri mezzi che con quelli pubblici; treno incluso.Il secondo è più bello ancora, AperiCeo Rimini
Avete presente Burian bis? Ecco. Avete presente quando Vale diceva, la scorsa volta “(…) Così, sfidando acqua, vento e freddo siderale (e vi assicuro che trascinarsi Celeste con il freddo è sì, un’avventura!) abbiamo raggiunto Corso d’Augusto n. 62.”? Bene… anche questa volta c’erano ben 6°, perdindirindina! Davvero caldo per essere Primavera, no?! Almeno non pioveva. Ma noi, ovviamente, stavolta siamo arrivate spaccando il minuto!“Cele, baci&abbracci a tutti, ma io devo andare in bagno.”Così, espletate le prime formalità, ci siamo avviate alla toilette. Ma, tra il front office e questa, abbiamo incrociato nel corridoio gli organizzatori con… vassoi. Tanti vassoi pieni di cibo! E siccome io sono una gran faccia tosta, una ragazza non ha fatto in tempo a superarmi che l’ho bloccata, chiedendole un assaggio anzitempo.
“Cele! Aspetta, ché qui abbiamo un’anteprima del buffet. Anzi, ne vuoi pure tu?”. “Certo, Vale, prendi un pezzo di spianata e portalo in bagno…”Ora, immaginate la scena. La mora e la rossa, come due birre (per non dire due pirla), che davanti alla porta del bagno si scambiano fette di salame, perché una è intollerante e l’altra è golosa. Siamo “COMPLETITOR”, no? E ci completiamo, quasi, in tutto. Dopo aver colonizzato i bagni siamo tornate a fare ciò per cui siamo arrivate lì. Prima di entrare nell’agorà ci hanno assegnato dei cartellini di riconoscimento, in sostituzione ai post-it colorati della volta precedente. Anche qui, però, una nota di colore permaneva e la leggenda era sempre la stessa: l’arancione, ormai, è il nostro colore fortunato! Ravanando nelle borse ci siamo accorte di non avere i bigliettini da visita, ma sapete già quanto ne siamo legate, vero? Cioè, nulla, tanto da farne tranquillamente a meno. Tra pagine Facebook e connessioni di Linkedin preferiamo, in fin dei conti, salvare gli alberi o riciclare la carta e cosa c’è di più creativo se non riadattare i cartellini, aggiungendo i nostri recapiti, da mostrare, far fotografare o “whatsappare” ai nostri interlocutori? Perché, si sa, oltre che ambientaliste restiamo, comunque, altamente “digital”. Ma proprio tanto digital, non siamo in fin dei conti, dato che poi ci nutriamo di cibo vero e quindi, anche questa volta, il buffet tentatore era lì ad aspettarci… Mentre avvinghiavamo prelibatezze varie, Luca ci ha colte esattamente con le mani nella marmellata, impossessandosi del microfono per aprire le danze. Fortunatamente la magnuga si trovava esattamente di fronte al “palco” verso cui tutti erano rivolti e, nonostante i crostini crocchiassero sotto i nostri denti, nel silenzio della platea, almeno nessuno ci osservava… Al via di Luca la tavola è diventata il fulcro della situazione attorno alla quale, come da intuizione dei nostri ospiti, ha preso vita uno speed date con tutti i crismi: 2 minuti di tempo per conoscersi e successivamente cambiare partner. Troppo pochi 2 minuti per conoscerci, tant’è che alla fine abbiamo letteralmente fagocitato gli altri. Troppo pochi 2 minuti, tant’è che anziché seguire le “direttive” impartiteci, il primo gruppo – costituito da Cele, Stefano e Francesca – si è allargato inglobando anche me, e non solo. Ma in fondo, bastava parlare due alla volta per rispettare la regola, no? E poi tra persone che si sono autodefinite “disadattati” non ci si poteva non aspettare un comportamento eversivo-sovversivo! La serata, però, non è incentrata sulla ricerca di interlocutori, bensì sulla presentazione di una startup: non per autocompiacimento dei suoi creatori, ma per esporre ai partecipanti le idee e, soprattutto, le modalità di sviluppo delle stesse per evidenziarne le criticità e le peculiarità. Così da essere di stimolo per eventuali innovatori, ancora un po’ timidi e tentennanti nel mondo dell’imprenditoria giovanile. L’azienda di cui trattasi è “Tulips – la tua spesa online”, di Cesena. Un breve focus su idee, modello di business e di esecuzione, che ha subito suscitato la partecipazione di tutti, in un climax di aspettative e di illuminazioni trascendentali. (Suggerimento [MODE ON]: stavolta è questo il copy perfetto) 😉
“Allora Vale, quando vai a fare la spesa tu?” V: “Quando capita? Considerato quanto giro, la spesa rischio che mi vada a male un giorno no e due sì… Tra i weekend in moto e gli appuntamenti di lavoro, spesso mangio cibo preconfezionato nelle mie rosticcerie di fiducia. E non sai quanto mi manchi la verdura!”. C: “Non si direbbe che ti manchi tanto la verdura, viste le fette di salame, che proprio prima del buffet hai volentieri assaggiato…” V: “Disse quella che non aveva notato i mille bicchierini di pinzimonio che stavo collezionando accanto a me…” “A proposito di verdure. L’hai notato che questi si chiamano, fondamentalmente, “Tulipani”: tu lo sai che i fiori si mangiano?” C: “Certo! Qualche sera fa ti sei persa la mia insalata di rose rosse, carciofi e belga, con un filo di crema balsamica, sale rosa dell’Himalaya, che contornavano il filetto di tacchino impanato nella farina, con spruzzata di limone. Dici che Tulips le ha, le rose?”BUT… To be continued… Vediamo… dove eravamo rimasti… Ah sì… La seconda serata di AperiCEO non è stata incentrata sulla ricerca di interlocutori, bensì sulla presentazione di una startup, che ha esposto ai partecipanti le idee e le modalità di sviluppo delle stesse per evidenziare le criticità e le peculiarità. L’azienda di cui trattasi è “Tulips – la tua spesa online”, di Cesena. Un breve focus su idee, modello di business e di esecuzione, che ha subito suscitato la partecipazione di tutti, in un climax di aspettative e di illuminazioni trascendentali. (Suggerimento [MODE ON]: il copy perfetto)
V: “A proposito di verdure… che questi si chiamano, fondamentalmente, “Tulipani”: tu lo sai che i fiori si mangiano?”Propone Stefano (Stefano: founder di Stevefunnel Communication) ai ragazzi di estendere il business nel settore agribusiness e parlare di “erba” (no, non quell’erba).
C: “Stefano, per quanto dica di essere disadattato, IMHO (in my honest opinion, tanto per essere un po’ anglofone anche noi) è pieno di inventiva: dal video making alla stampa in 3D, ne è passata di acqua sotto i ponti…”Vale nel frattempo, e nel dubbio, mangia. E poi si lamenta perché strappa i jeans… “te voja” a dire che compensava la carenza d’affetto… (sì, però la rossa è in forma lo stesso. Tutte fisime!).
C: “Ohi, ma a proposito di diete, ci pensi mai a quella del gruppo sanguigno?” V: “A proposito di diete.. che cos’è, una dieta?”Comunque, che siano verdure o che sia altro, in effetti sono famosa anche per le telefonate e i vocali in cui mi si sente ruminare costantemente! E davanti a me si para una buffa signora bicroma (di nero vestita e con degli accessori rossi, tra cui un vezzoso cappellino alla Regina Elisabetta). Concordando come avremmo diviso, in termini di varietà, il cibo, la mio commensale si presenta: “Monna, come Monna Lisa, francese (e dirò che, dal physique du rôle, non avrei potuto pensare diversamente!) ed esperta, nemmeno a farlo apposta, della dieta del gruppo sanguigno”. Dirò anche che, oltre alla particolarità dell’immagine, Monna sa il fatto suo quando interviene durante il dibattito, suggerendo di analizzare il comportamento etico dei gruppi di acquisto.
C: “Certo Vale, insomma, alimenti e ambiente sono parte dell’armonia della vita quotidiana e se alle diete ci pensa Monna, all’ambiente ci pensa Cassitta Lab (CLAB) con il progetto RadOff e un motto che recita “Aiutiamo l’uomo a vivere in armonia con l’ambiente. Assicurando sempre uno sviluppo sostenibile.”Questa startup nasce per approfondire lo studio degli effetti del gas RADON, tra i più incriminati e rivelatosi come seconda causa di tumore al polmone. CLAB ha ottimizzato un algoritmo preciso, da cui è stata stilata la prima Carta di Rischio Potenziale del gas Radon: una sorta di mappatura delle aree a rischio. Il dispositivo che intercetta il RADON consente di monitorare la % presente in un’area, una digitalizzazione fondamentale dal punto di vista sociale. AperiCeo si è rivelato nuovamente vincente: attraverso l’idea dell’aperitivo è riuscito a congiungere l’informalità dell’evento e dell’ambiente alla serietà degli argomenti, rendendoli accessibili a ciascuno. Tutte le età a portata di spritz: il dibattito tra “grandi” e “giovani” si è snocciolato, come le olive sul tavolo, per apportare ricchezza nel knowledge di ognuno. Una metafora? Questo evento è un vero e proprio “open source” dove ognuno di noi aggiunge elementi alla sorgente, per rendere sempre più funzionale e fertile un “substrato” (come dice Luca) di connessioni. Tra “erba” e substrato, insomma, il concime è ciò che conta e dato che siamo in Primavera, che fioriscano rose (ideali come contorno per carne e pesce)! Celeste Priore e Valentina Bertelli
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