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Chi si prende sul serio è perduto

Amare il proprio lavoro

Non siamo abituati a imparare ad “amare il proprio lavoro”, ma solo a eseguirlo e a ostentarlo (nell’era dell’ingurgitazione visiva), per ritrovarsi dopo anni svuotati e alla ricerca di altro (altro cosa?), una passione che non si è stati capaci di “imparare” nella foga di eseguire e ostentare (agli altri, abbandonando se stessi).

Il luogo di lavoro, i colleghi, il contesto, a volte sono dei pretesti per non svelare a noi stessi la verità, ovvero non si sta amando il proprio lavoro, non si sta imparando a essere liberi di appassionarsi.

“Amare il proprio lavoro” non ha un valore in fatturato. Certo, “amma campà” (e vogliamo farlo al meglio attribuendo un giusto valore economico), ma il sentimento che si avverte quando si ammirano i risultati raggiunti non ha un prezzo (nessun compenso sarebbe idoneo).

Per capire quanto si ama il proprio lavoro a volte è necessario non dare un prezzo, perché alla resa dei conti, di fronte al bivio, la scelta sarà più facile e non avrà prezzo.

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita. (Confucio)

È forse questo che cerchiamo davvero, sentirci liberi di “amare il proprio lavoro” e questo non ha prezzo.